venerdì 11 luglio 2008

da "Volare": Il Raid dall'Italia all' Ungheria

da "Volare": il Raid dall'Italia all' Ungheria.
Ad uso degli Amici piloti che vi hanno preso parte con la medesima passione con la quale si sono AUTOCOSTRUITI il loro ULTRALEGGERO, in attesa delle loro immagini e resoconti.
Mi auguro resoconti un po' più caserecci e non in salsa l' "erba del vicino sempre più verde" con la quale Antonella Ghinatti ci condisce umiliando chi dell'umiltà e passione ha fatto uno stile di vita.
Cara Antonella, in Italia abbiamo molto da imparare, ma molto di più lo possiamo insegnare, in termini di ospitalità ed educazione. Non abbiamo mai preso a" labbrate" nessuno.

Fra i meriti da diffondere ed insegnare in Italia c'erano una legge ed una regolamentazione che erano l'esempio stesso di come deve essere una Legge esemplare, al punto di essere un vero modello di legge. Tanto è vero che quando è stata promulgata nel lontano 1975 ha avuto l'innegabile pregio di accontentare la quasi totalità dei cittadini interessati.

Ora, grazie a quei soggetti nati per complicare il mondo al prossimo cancellando ogni razionalità "pro domo sua", di ultraleggei e VDS non si parlerà più.

Sarà proprio grazie agli interessi di pochi che tutti stiamo pagando e pagheremo anche di più.
Per fare questo danno al prossimo sono sorti gli esamifici, si sono inventati gli esami balzello parassitario, si è introdotto lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo laddove esisteva una semplicissima pratica ludicosportiva che riceveva la sua linfa dal basso, dalla base, ma soprattutto da chi con umiltà e pochi mezzi ha realizzato e costruito quello che ora è la gabbia dorata per la quale esprimi giudizi antiitaliani e che nella realtà SEGREGA fra gli ultimi chi per sola passione e senza fini di lucro si è sacrificato di suo per il VOLO DA DIPORTO SPORTIVO.
Tino Gianbattista Colombo
argonauta@rainbownet.it
348 2284969











La carica dei Centouno

Testo e foto di Antonella Ghinatti
Tanti sono stati gli aviatori italiani che alla metà di maggio hanno volato da Gorizia fino a Budapest. Scoprendo un Paese dal quale, in fatto di accoglienza verso l'aviazione minore, abbiamo tanto da imparare.Ci sono voluti sei mesi per organizzare questo evento: un raid dall'Italia all'Ungheria con 100 aeroplani fra ultraleggeri e mezzi di aviazione generale, con partenza il 15 maggio. Me ne parlarono nel momento del cicaleccio di fine giornata in hangar, e subito pensai che sarebbe stata un'esperienza unica. Non soltanto per la destinazione, quanto per l'opportunità di partecipare in veste di copilota con l'amico Chicco Riva, che a bordo del suo Maule avrebbe fatto da capo formazione alla "squadrigia blu". Così dopo un primo briefing del gruppo svoltosi alla fine di aprile durante il Meeting di Primavera, presenti gli organizzatori Davide Baruzzi e Giorgio Frank, eccomi a Gorizia pronta per partire con il mio mini bagaglio.
Giovedì 15 maggio, mattina: schierati sul grande prato dell'Aero Club Giuliano

Pag 78) Istantanee da una aero-vacanza
I
Lo schieramento della "squadriglia blu" a Gorizia, prima della partenza
II la dolcezza del panorama ungherese nei pressi della cittadina di Zalaegerszeg.
III II Danubio fra Zalaegerszeg e Jakabsallas.
IV Lo schieramento degli aeroplani italiani presso l'Aerhotel di Jakabsallas.
V La struttura è facilmente visibile dall'alto per i tetti rossi con la scritta "LHJK 125.2". I numeri
corrispondono alla frequenza radio.
VI In alto, l'autrice ai comandi del Maule.

Ci sono 58 velivoli; il traguardo dei 100 è sfumato ma siamo comunque tanti, 101 fra piloti e passeggeri, divisi in 7 gruppi, ognuno composto da un minimo di 5 a un massimo di 10 aeroplani, e contraddistinti appunto da un colore. Verdi, rossi, gialli, neri, bianchi, blu e anche fucsia.
Ogni tinta, pardon ogni squadriglia, opera su una frequenza radio differente e soltanto il suo leader contatta gli enti di controllo. Raccomandazioni e consigli non mancano, poiché c'è gente esperta ma anche equipaggi novizi.
Ieri sera, durante un incontro in municipio, il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ci ha ricordato che proprio 62 anni prima il 4° Stormo Caccia, allora basato sull'aeroporto "Duca Amedeo d'Aosta", aveva effettuato un raid su Budapest, e per celebrare il ripetersi dell'evento ci consegna un gagliardetto preparato per l'occasione.
Ore 10. Dopo aver presentato il piano di volo per ogni gruppo, i leader danno il segnale di partenza. Per prima decolla la squadriglia verde guidata da Giorgio Frank, mentre noi siamo "Capo blu" e chiudiamo la grande migrazione decollando alle 12. Seguiamo la rotta Vfr verso i punti di riporto di Rifen, la città di Trebnje e il punto Dimlo, dirigendoci verso l'aeroporto di Zalaegerszeg.
Nessun errore di stampa, il nome in italiano è difficile da scrivere e quasi impronunciabile, motivo per cui fra noi usiamo il codice Icao del suo aeroporto (LHZA) e poi semplicemente "Zala".
Nelle quasi due ore di volo di questa prima tratta il paesaggio varia dalle verdi colline della Slovenia alla sterminata pianura ungherese. La netta differenza riguarda anche le condizioni di volo: nel primo tratto incontriamo aria fresca e un po' di turbolenza, mentre sull'Ungheria c'è calma assoluta ma molto caldo.
La sosta sull'erba della pista di Zala (lunga 1.500metri), dura solo il tempo necessario al rifornimento per aerei e piloti, ma c'è comunque modo di apprezzare la calorosa accoglienza da parte della gente.
Si ripete quindi il decollo delle squadriglie alla volta di Jakabszallas (il codice Icao stavolta è LHJK, e d'ora in poi lo chiamiamo Jakab), nostra destinazione finale e sede dell'Aerohotel (http://www.aerohotel.hu/), una splendida struttura dotata di due piste da 1.000 metri ciascuna, una in erba e una in asfalto, piscina coperta con vista sulla pista, hangar spaziosi, un'ottimo ristorante in grado di ospitare fino a 300 personee 30 camere doppie ampie e confortevoli. Un sogno, specialmente paragonato alla quasi totalità dei nostri aeroporti minori. Decolliamo e torno a occuparmi di navigazione: la rotta da Zala a Jakab prevede di mantenere prua 070° per circa 20 km, poi di virare per 090° verso la penisola di Tihany, sul lago Balaton, quindi di dirigere direttamente sull'arrivo, riconoscibile dall'alto grazie ai tetti rossi dell'Aerohotel. Il lago Balaton - circondato da un'urbanizzazione minima e da un infinito manto verde - è una rinomata meta turistica ungherese. A Jakab, ad accogliere i 101 aviatori italiani c'è l'impeccabile organizzazione di Geza Vas, proprietario e fondatore dell'Aerohotel. Anch'egli pilota, ci mette a disposizione due interpreti a tempo pieno e, per i due giorni di permanenza previsti, propone visite alle città di Budapest

Istantanee a Pag 79)


VI Abituati a nostri aeroporti minori, la vista dell'Aerhotel con piscina è stata una grande sorpresa.
VII La basilica di Santo Stefano a Budapest, dalla cui cupola si può vedere tutta la città. La realizzazione è moderna: 1851-1905.
VIII Un vecchio MiG 15 posto come gate guardian all'aeroporto di Jakabsallas.

e Kecskemet, ma anche un pomeriggio nella Putsca per assistere a una gara di carri trainati da cavalli. In realtà è una curiosa specie di triathlon dove ogni conduttore deve percorrere nel minor tempo possibile uno stesso tragitto prima alla guida di un fuoristrada, quindi di una bicicletta e infine del proprio carro. Gli ungheresi hanno una grande tradizione equestre: alcuni di loro montano senza sella né staffe, riuscendo a compiere entusiasmanti esercizi di destrezza con i loro cavalli.
Chi invece non vuole "staccare" dal mondo del volo assiste alle esibizioni aeree di un gruppo di Yak 55 e alle acrobazie del pilota Nadas Tamas, a bordo del suo Extra 300LP. Tamas, dopo l'atterraggio, invita gli italiani a fare un'esperienza di voltige.
Anche qui il tempo vola: venerdì sera ci si ritrova alla cena di gala ad assistere allo spettacolo della cantante Komonyi Zsuzsa e del corpo di ballo di Kecskemet, nonché alla consegna a ogni pilota-

Istantanee a pag 80)

IX La giostra equestre nella Putsca, dove si possono incontrare anche cavalli allo stato brado.
X In volo verso Pécs, ammirando il corso del Danubio.

XI Un edificio monumentale di Pécs, considerata una delle più belle città ungheresi.


-dell'attestato di partecipazione al raid. Da Jakab c'è anche la possibilità di effettuare voli verso le cittadine di Pécs, Szeged e ovviamente Budapest (atterrando a Budaors, LHBS). Noi "blu", approfittando del protrarsi del cattivo tempo sulla Slovenia e sulla Croazia, passaggi obbligati per il rientro in Italia, seguiti da altri 18 equipaggi scegliamo di trascorrere la domenica a Pécs (LHPP), aeroporto dove ci viene offerto il bus navetta per raggiungere il centro città.
Circondati dal cattivo tempo Le previsioni meteo non sono incoraggianti e dobbiamo pensare al rientro. Qualche equipaggio parte sabato 17, con 8 aerei che ripercorrono la rotta dell'andata, mentre la maggioranza del gruppo decollerà lunedì. Altri partono domenica 18, e tra questi il gruppo bianco, che con altri tre aerei sceglie di tornare in Sicilia via Croazia, Montenegro e Albania. Infine, c'è chi preferisce rientrare lunedì 19 con sosta a Portorose, in Slovenia. Domenica 18 maggio: con i 35 equipaggi rimasti e ridistribuiti tra i leader ancora presenti seguiamo l'ultimo briefing meteo, dal quale capiamo che ci sarà una finestra di bel tempo sulla Slovenia fino alle 14 di lunedì. Si decide quindi di partire all'alba e infatti alle 6 siamo in volo. Atterriamo a Zala, ripresentiamo i piani di volo sulla stessa rotta dell'andata ma, inaspettatamente, la Slovenia ci nega il sorvolo del suo territorio, in apparenza perché alcuni aerei partiti il giorno prima non avevano rispettato le procedure corrette. Inizia così una lunga attesa, una mattinata passata a contattare gli enti di controllo nella speranza che i piani di volo siano accettati, ricontrollando i bollettini meteo e ipotizzando rotte alternative.
Ore 13: incalzati dal fronte, che come previsto si chiude su Slovenia e Croazia, e tenuto conto delle previsioni che danno condizioni di bel tempo non prima di una settimana, decidiamo di presentare un piano di volo per il solo aeromobile via Croazia, e alle 14:20 decolliamo seguiti da 10 ultraleggeri. Altri rinunciano, ricoverando i mezzi e tornando in Italia con voli di linea, in treno, oppure prolungando il soggiorno a Zala.
Torno nei panni di copilota: ora la rotta prevede il sorvolo della Croazia restando a nord di Zagabria, passando a 6.000 piedi sulle montagne e arrivando sull'isola di Krk, provvista di un bellissimo aeroporto dove ci si potrebbe fermare. Ma non è necessario, sorvoliamo Rijeka (Fiume), attraversiamo l'Istria verso ovest riportando su Novigrad (Cittanova), e infine viriamo a nord verso Gorizia. Sono tre ore di volo in condizioni meteo non ottimali, con nubi alte sui monti croati ma sempre rimanendo in contatto visivo con il suolo. Sul Golfo di Trieste un temporale violento ci costringe a volare bassi sul mare, ma ormai è fatta. All'arrivo i nostri racconti sono tutti diversi, ogni pilota di questo raid ha affrontato e vinto le sue paure e nessuno può negare che sia stata un'esperienza importante e formativa.
Di certo bravi i leader: molti di noi sono partiti aero-turisti e ritornati un po' più piloti. n

Il raid in cifre

n 58 gli aeroplani che hanno partecipato all'impresa: 5 erano registrati come aeromobili.
127 km/h (80 mph) la velocità iniziale mantenuta dalla formazione, poi incrementata fra 180 e 200 km/h (110 e 124 mph).
n 101 persone (e 1 cane) i partecipanti provenienti da ogni regione d'Italia. Il "gruppo bianco" era formato da piloti siciliani appartenenti all'associazione "Vola che ti passa" di Salemi (TP). Ecco i loro nomi: Angelo Calisto, Carmelo Leonardi, Nicola Chimisso, Giovanni Marano,Antonio Mongioi, Giuseppe Rotolo, Giuseppe Gianmalvo, Mario Di Prima.
n 200 euro la spesa all'Aerohotel per 3 giorni comprese colazioni e cene; 60 euro per una notte aggiuntiva e 15 per una singola cena.
Da 1.500 a 6.000 ft le quote mantenute.
n 1.000 euro la spesa totale del carburante per un aeroplano di aviazione generale; circa 400 euro quella media a carico di ciascun pilota di ultraleggero.
Istantanee a pag. 81)

XII A Pécs, come negli altri scali sedi di tappa, nessun problema di rifornimento né di segregazione per gli ultraleggeri.
XIII Sulla via del ritorno, il rassicurante sorvolo dell'aeroporto dell'isola croata di Krk.
XIV Sempre più vicini a casa: la città di Rijeka (Fiume), oggi il maggior porto commerciale della Croazia.
XV [immancabile foto di gruppo (quasi al completo) dei nostri piloti.







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